viernes, 17 de junio de 2016
Tipicità e critica enologica.
In questi giorni nel dover preparare una relazione per un seminario su il nuovo concetto di tipicità dei vini, siamo andati a leggerci i criteri ufficiali scelti dalla cosiddetta critica enologica nel giudicare i vini e determinarne il conseguente "rating".
Non potevamo non partire dallo storico Wine Spectator e dobbiamo ammettere che le sorprese non sono state poche e alla fine ci è sembrato utile condividere con i nostri lettori alcuni spunti di riflessione.
Nello spiegare il loro sistema di rating Wine Spectator scrive:"Quando assegniamo un punteggio, il giudice degustatore deve considerare la struttura del vino, i suoi aromi e la tipicità e cioè quanto esso rifletta bene la varietà, la regione di produzione e l’annata".
E su questo elemento chiave dei criteri di giudizio di Wine Spectator lo scorso anno è intervenuto Thomas Matthews, l’executive editor del famoso mensile al quale era stato chiesto di rispondere alla critica che il "loro sistema di giudizio dei 100 punti non fosse in qualche modo responsabile della standardizzazione dei vini e di conseguenza della sottovalutazione del ruolo del terroir". Matthews ha risposto spiegando che "non può essere una scala di giudizio di vini a determinare impatti particolari sulla produzione e… che comunque i degustatori di Wine Spectator sono chiamati a premiare la diversità, la regionalità e la tipicità di un vino, non diamo punteggi alti a vini "omogenizzati".
Ma prima di andare a capire meglio se questo parametro "tipicità" sia effettivamente rispettato, ricordiamo cosa rappresenta la nota scala 100 punti di Wine Spectator (non la traduciamo perché riteniamo non ve ne sia la necessità):
• 95-100 Classic: a great wine
• 90-94 Outstanding: a wine of superior character and style
• 85-89 Very good: a wine with special qualities
• 80-84 Good: a solid, well-made wine
• 75-79 Mediocre: a drinkable wine that may have minor flaws
• 50-74 Not recommended
Ma se questi sono i punteggi, quali sono i criteri per arrivare ad essi? La ripartizione dei punteggi di Wine Spectator è così definita:
• 50 points for being, well, wine
• 5 points for color and appearance
• 15 points for aroma and bouquet
• 20 points for flavor and finish
• 10 points for overall quality.
Se dovessimo limitarci, quindi, ad osservare la scala e i criteri di giudizio sembrerebbe che non vi è traccia di quello della "tipicità e cioè quanto il vino rifletta bene la varietà, la regione di produzione e l’annata".
Per avere qualche ragguaglio in più siamo voluti andare a vedere cosa succedeva prima dell’avvento di Robert Parker nel panorama della critica enologica mondiale.
Prima della metà degli anni 70 la scala ufficiale utilizzata era quella codificata nel 1959 nell’Università di Davis (California) da Maynard A. Amerine ed era la seguente:
• 17 - 20 Wines of outstanding characteristics having no defects
• 13 - 16 Standard wines with neither outstanding character nor defect
• 9 - 12 Wines of commercial acceptability with noticeable defects
• 5 - 8 Wines below commercial acceptability
• 1 - 5 Completely spoiled wines
La differenza non sta solo nel punteggio (20 punti anziché 100), ma il concentrarsi essenzialmente sugli aspetti squisitamente "tecnici" e cioè sull’assenza di difetti.
Non a caso i criteri utilizzati per definire questi punteggi erano i seguenti:
• Appearance (2 points maximum) - The clarity of the wine.
• Color (2 points maximum)
• Aroma and Bouquet (4 points maximum)
• Volatile Acidity (2 points maximum) - Basically Vinegaryness. If the wine doesn't smell of vinegar it gets 2 points. Slightly vinegary wine gets 1 point, and if it smells like vinegar it gets 0.
• Total Acidity (2 points maximum)
• Sweetness/sugar (1 point maximum) - How does this balance with the acidity?
• Body (1 point maximum) - Mouth feel and alcohol present in the wine.
• Flavor (2 points maximum)
• Astringency (2 points maximum) - Basically tannins.
• General Quality (2 points maximum) - Completely subjective.
Potremmo affermare in conclusione che siamo passati da un criterio "scientifico" ad uno sicuramente più "soggettivo", per certi aspetti "empirico" che sicuramente dà un ruolo di maggiore responsabilità al degustatore e alla sua esperienza.
Quello che a noi appare però immutato tra il presente e il passato della più importante critica enologica mondiale è un apparente disinteresse riguardo al parametro della "tipicità".
E questo non può non apparire come una contraddizione considerando la grande enfasi data in questi ultimi 50 anni al concetto del terroir e al suo ruolo chiave nella caratterizzazione dei vini.
Oggi il tema della "tipicità", come già più volte abbiamo sottolineato, sembra essere tornato di moda, speriamo questa volta non solo come mera dichiarazione d’intenti.
Fonte di informazioni: WineMeridian
Suscribirse a:
Enviar comentarios (Atom)
No hay comentarios:
Publicar un comentario