Stessa dinamica se si guarda alla voce “ristrutturazione e riconversione dei vigneti”, a cui l’Italia ha destinato 164 milioni di euro, contro i 99 dei francesi e gli 80 degli spagnoli. Il discorso si ribalta se si parla di investimenti nelle spese: la Francia ha investito 101 milioni di euro, la Spagna 57, l’Italia 47.
Sul fronte dell’export, nel Belpaese, al netto della crescita innegabile, negli ultimi anni, di alcune Regioni, sembra improbabile, almeno nel breve termine, che la classifica di quelle che fatturano di più (tra esportazionidi vino prodotto localmente e vino di altre Regioni esportato da operatori diversi, ndr) cambi di molto:tra gennaio e settembre 2016, quella che ha esportato di più, nettamente, è il Veneto, con 1,4 miliardi di euro, +8,8% sullo stesso periodo 2015. A seguire ci sono Toscana a 644,4 milioni di euro (-0,3%) e Piemonte con 638,8 (-4%). In Italia, invece, a bere vino (dato 2015) sono 28,4 milioni di persone, conun consumo procapite di 36,2 litri di vino all’anno (sui 30,8 di birra).
Interessante osservare le dinamiche dei canali di acquisto nel Belpaese: l’off-trade, quindi in buona sostanza i supermercati ed i negozi, oggi valgono il 68% del totale in volume, e le stime per il 2020 parlano del 70%. Nell’horeca, invece, il 60% delle vendite è rappresentato dai ristoranti, il 40% da wine bar, enoteche e bar (dati dell’Oservatorio del Vino nell’ultimo anno a giugno 2016).
Gli spumanti sono la tipologia più venduta, con il 33% del totale, seguita da vini rossi con il 28% e dai bianchi con il 26%.
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